Dopo
la prima guerra,
con oltre 600.000 caduti, in molte città vennero realizzati
monumenti
a ricordo dei caduti. Spesso
si realizzava un viale alberato e ogni
pianta era dedicata ad un caduto.
A
Lambrate si optò per la realizzazione di un rondò, ampio
circa 5.000 metri quadrati e con un diametro di circa 80 metri.
Furono
messi a dimora 114 platani, ognuno dedicato ad un caduto lambratese.
Il viale non cambiò nome neanche quando il Comune di Lambrate fu
annesso a Milano, nel 1923.
Qualche
anno fa
il Municipio ha ripiantato gli alberi morti, per tornare al numero
originario, e su ogni albero è stata apposta una targhetta.
Sulla
facciata della ex scuola elementare Maroncelli, che si affaccia sulla
piazza, vi sono due lapidi con i nomi dei caduti e le corone.
Nella
storia quotidiana, la piazza era un luogo di incontro, perché
c’erano i negozi e il capolinea del tram. Molti abitanti del
quartiere ricordano ancora i pomeriggi di gioco, dopo la scuola. Fino
a pochi mesi prima dei lavori di riqualificazione, il centro della
piazza era occupato da una pista di pattinaggio, con una recinzione,
non più praticabile. I vecchi pattini a rotelle sono nel frattempo
stati sostituiti dai pattini in linea e dagli skate, e richiedono ben
altre superfici.
Un
ricordo comune alle donne e agli uomini di Lambrate era la nebbia,
che arrivava anche sulla piazza.
Si
diceva dell’annessione a Milano nel 1923: in quegli anni Lambrate
era un borgo agricolo, di origine romana. Dei 946 ettari, solo 100
ettari erano occupati da costruzioni e servizi, privati e pubblici.
Gli abitanti erano 8.415. I confini si spingevano fino a Piazza Udine
e il Parco Lambro, e all’Ortica. E oltre la ferrovia, sino a Città
Studi e Casoretto.
Fonte: Pino Bellavita, Lambrate storia
e storie, stampato in proprio
Z3XMilano - www.z3xmi.it